Cultura è economia, alla base del made in Italy
Mercoledì 26 Luglio 2023 - 23:37Con la XIII edizione del rapporto “Io sono cultura 2023”, presentato lo scorso 26 luglio, Symbola e Unioncamere, con la collaborazione del Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, proseguono l’analisi sulle industrie culturali e creative italiane, affermando, dati alla mano, che cultura e bellezza in Italia sono tratti identitari radicati nella società e nell’economia.
Tra i dati più interessanti di Io sono Cultura 2023 spicca il maggior protagonismo delle nuove generazioni. Il fenomeno è trainato dall’esplosione dei canali digitali in molti settori, soprattutto per quelli in cui la digitalizzazione dei consumi culturali è consolidata. Il tutto si traduce in un’offerta rinnovata e più attrattiva verso nuovi pubblici, grazie a strumenti e contenuti al passo con la contemporaneità.
La cultura è una filiera in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore che nel 2022, riporta lo studio, ha generato un valore aggiunto pari a 95,5 miliardi di euro, in aumento del +6,8% rispetto all’anno precedente. Torna a crescere anche l’occupazione: sono 1.490.738 i lavoratori dell’intera filiera, con una variazione del +3,0% rispetto al 2021, a fronte di un +1,7% registrato a livello nazionale.
Nella filiera operano 275.318 imprese (+1,8% nel 2022 rispetto all’anno precedente) e 37.668 organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività, le quali impiegano più di 21mila tra dipendenti, interinali ed esterni.
In Abruzzo il sistema produttivo culturale e creativo abruzzese ha prodotto, nel 2022, 1,2 miliardi di valore aggiunto, pari al 3,9% valore aggiunto dell’intera economia regionale; il dato è in linea con l’incidenza media del Mezzogiorno (3,9%) ma al di sotto di quella media italiana del 5,6%. Una ricchezza generata dall’impiego di oltre 23 mila persone, il 4,4% dei posti di lavoro complessivi della regione, percentuale in questo caso più elevata rispetto alla macro-ripartizione di appartenenza (Mezzogiorno 4,2%), ma pur sempre inferiore al dato Italia (5,8%). Questi valori collocano l’Abruzzo al terzo posto tra le regioni meridionali, dopo Campania e Molise, per incidenza della filiera sul totale economia sia in termini di valore aggiunto che di occupazione.
A livello regionale è la componente Creative Driven a giocare un ruolo chiave, con 675 milioni di valore aggiunto, il 55,2% della ricchezza legata alla cultura (il 44,8% in Italia), e quasi 12 mila occupati, pari al 50,7% del totale (il 42,9% in Italia). Per quanto riguarda le attività core, invece, sono centrali editoria e stampa e architettura e design, che insieme racchiudono il 22,7% del valore aggiunto (rispettivamente, il 13,2% ed il 9,6%) ed il 24,4% degli occupati (rispettivamente, il 13,1% e l’11,3%) del Sistema Produttivo Culturale e Creativo della regione. Seguono, con quote superiori al 5% videogiochi e software e performing arts e arti visive.
Tra le province abruzzesi, Pescara è quella che meglio si colloca nel panorama nazionale: la filiera genera il 4,4% del valore aggiunto provinciale ed impiega il 5% degli occupati, collocandosi, rispettivamente, al 43mo e 46mo posto nelle rispettive graduatorie nazionali, ma in quinta posizione se si restringe il campo alle sole province meridionali. Segue L’Aquila, con il 3,9% per valore aggiunto ed il 4,4% per occupazione; Teramo, con il 3,7% di valore aggiunto ed il 4,2% di occupazione; Chieti con il 3,6% di valore aggiunto ed il 4,1% di occupazione.
I fabbisogni occupazionali e formativi delle imprese e professioni culturali e creative espresse nell’Indagine Excelsior 2022 mostra un Abruzzo con una domanda di 2.640 nuove posizioni con un 1,9% di entrate nel settore rispetto al dato complessivo, contro una media nazionale del 3,4%: 1.230 nella provincia di Pescara, 470 nella provincia di Chieti, 410 nella provincia dell’Aquila e 570 nella provincia di Teramo. Il 37,1% delle richieste è per personale laureato, il 35,2% diplomato. Le imprese abruzzesi segnalano una difficoltà di reperimento del 45,4% contro un dato nazionale del 39,1% e una necessità di ulteriore formazione dell’84,3% maggiore del dato nazionale che si attesta all’80,1%. I dati Excelsior e Symbola-Unioncamere ci indicano la strada: serve potenziare la formazione promuovendo un più stretto collegamento con le esperienze lavorative, dalle scuole superiori, agli ITS e alle università.
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