
Pubblicato il Rapporto Istat su 'Livelli di istruzione e ritorni occupazionali'
Giovedì 23 Luglio 2020 - 11:01Italiani fra gli ultimi in Europa per livello di istruzione. La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese. Il diploma è considerato, infatti, il livello di formazione indispensabile per partecipare con potenziale di crescita individuale al mercato del lavoro.
- il 62,2% delle persone tra i 25 e i 64 anni in Italia ha almeno il diploma, nell’Ue il 78,7%
- 53,6% è il tasso di occupazione di coloro che hanno conseguito il diploma.
Più opportunità di lavoro per i laureati rispetto ai diplomati. Il tasso di occupazione della popolazione laureata residente in Italia è superiore solo a quello greco ed è di ben 5 punti più basso di quello medio europeo (81,4% verso 86,3%); tale differenza si riduce al crescere dell’età ma si annulla solo nelle classi di età più mature, dai 50 anni in su. Nel nostro paese, dunque, le opportunità occupazionali sono minori anche per coloro che raggiungono il più alto livello di istruzione, ma il “premio” che ne deriva, inteso come la maggiore occupabilità al crescere del titolo di studio conseguito, è elevato e in linea con quanto si osserva nella media dell’Unione. Nel 2019, il tasso di occupazione italiano tra i laureati di 25-64 anni è di quasi 30 punti (28,6) più elevato di quello registrato tra chi ha conseguito al massimo un titolo secondario inferiore (la differenza è di 29,0 punti nella media Ue).
- il 19,6%delle persone tra i 25 e i 64 anni in Italia ha un titolo di studio terziario, nell’Ue il 32,2%
- 78,9% è la percentuale di occupazione dei 30-34enni laureati contro l'87,7% dell'Ue.
Ancora forte lo svantaggio femminile nelle lauree tecnico-scientifiche. Nel 2019, il 24,6% dei laureati (25-34enni) ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche; le cosiddette lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Il divario di genere è molto forte: il 37,3% degli uomini ha una laurea STEM contro il 16,2% delle donne. Le quote si invertono per le lauree umanistiche: 30,1% tra le laureate e 15,6% tra i laureati. Anche le lauree nell’area medico- sanitaria e farmaceutica sono conseguite più frequentemente dalle donne (18,2% contro 14,5% di uomini), mentre per l’area socio-economica e giuridica la proporzione è simile (35,5% tra le laureate e 33,2% tra i laureati). La quota di laureati in discipline STEM non è molto variabile sul territorio, passando dal 23,5% del Mezzogiorno al 25,3% del Nord.
- 24,6% la quota di laureati 25-34enni nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche (STEM).
Più elevati e in rapido aumento i livelli di istruzione femminili. Tra i maggiori paesi europei, Italia e Spagna hanno in comune un livello di istruzione femminile sensibilmente maggiore di quello maschile. Nel nostro Paese, infatti, nel 2019 le donne con almeno il diploma sono quasi i due terzi del totale (il 64,5%), quota di circa 5 punti percentuali superiore a quella degli uomini (il 59,8%); una differenza che nella media Ue è di appena un punto percentuale. Le donne laureate sono il 22,4% contro il 16,8% degli uomini; vantaggio femminile ancora una volta più marcato rispetto alla media Ue.
Mercato del lavoro: ancora troppo forte lo svantaggio femminile. Nonostante i livelli di istruzione delle donne siano più elevati, il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (56,1% contro 76,8%) evidenziando un divario di genere più marcato rispetto alla media Ue e agli altri grandi Paesi europei. Lo svantaggio delle donne si riduce tuttavia all’aumentare del livello di istruzione: il differenziale, che tra coloro che hanno un titolo secondario inferiore è pari a 31,7 punti, scende a 20,2 punti tra i diplomati e raggiunge gli 8,2 punti tra i laureati.