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NUOVI CONTRATTI A PARMA: BENE SETTEMBRE, CALO NEL TRIMESTRE

NUOVI CONTRATTI A PARMA:
BENE SETTEMBRE, CALO NEL TRIMESTRE
 
Secondo le prime stime, si sono rivelati in lieve aumento, nel mese di settembre, i nuovi contratti di lavoro in provincia di Parma. Dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia emerge, infatti, che si sarebbe registrata una crescita dello 0,8% rispetto al settembre 2023, con 40 nuovi contratti in più su un totale di 5.240.
L’andamento lievemente positivo del mese scorso – in base alla analisi dei dati forniti da Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, si invertirà, però, seppure in modo leggero, nel trimestre settembre – novembre, in cui è prevista una flessione dello 0,8% rispetto al 2023, con i nuovi contratti attestati a quota 13.630 (-110 unità).
In attesa di conferme sulle prime stime, le previsioni per il mese di settembre indicavano una quota del 65,5% di nuovi contratti nel settore dei servizi, con 3.440 attivazioni (-3% rispetto al settembre 2023) e del 34,5% nell’industria.
Relativamente al trimestre, le previsioni di nuovi contratti nel settore servizi alla persona indicavano una flessione del 7,2%, con 1.800 attivazioni; nel settore servizi turistici di alloggio e ristorazione (1.740 nuovi contratti) parlano di un calo del 5,9%; un calo vistoso (-20,2%) è previsto nell’ambito dei servizi alle imprese, con 3.080 nuovi contratti, mentre dovrebbero essere in consistente aumento le attivazioni nel settore del commercio (+31,4%, con 2.010 unità), comparto manifatturiero e public utilities (+8,1%, con 4.020 nuovi contratti) e nelle costruzioni, con 990 nuovi contratti e un incremento del 16,5%.
Le imprese che prevedono di assumere sono pari al 20% del totale. I contratti stabili (cioè a tempo indeterminato e/o di apprendistato) copriranno una quota del 22% del totale, mentre nel 78% dei casi si prevedono contratti a tempo determinato (54%) o altri contratti con durata predefinita.
Le attivazioni di contratti interesseranno per una quota del 31% giovani con meno di trent’anni; per una quota pari al 63% deli contratti viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Il 22% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici (quota inferiore alla media nazionale del 24%).
Come ormai accade puntualmente, le aziende incontreranno difficoltà in 49 casi su 100 nel reperire le figure professionali di cui hanno bisogno.
Nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica, è considerato di difficile reperimento il 57,6% delle risorse. All’interno di questo valore, ad esempio, la domanda di tecnici in campo ingegneristico è infruttuosa nel 68,6% dei casi.
Relativamente ai tecnici della salute, poi, è considerato di difficile reperimento il 76,3% delle risorse.
Per quanto riguarda gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, è di difficile reperimento il 56,9% delle risorse richieste, con punte dell’86,3% per gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni e mantenimento di strutture edili, del 75,6% per i conduttori di veicoli a motore e a trazione animale e del 71,6% sia per fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica, sia per gli operai di macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche e di prodotti minerali.
Relativamente, infine, agli impiegati e alle professioni commerciali e nei servizi è di difficile reperimento il 41,6% delle risorse ricercate, anche qui con quote più rilevanti per le professioni qualificate nella cura estetica (69,8%), nei servizi alla persona (54% dei casi), nelle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (52,8%) e per gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione (47,8%).
 
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